PALERMO – Un laboratorio di lettura per favorire la riflessione su alcuni temi sociali e le potenzialità creative dei giovani adulti che hanno misure alternative alla pena e delle persone detenute che sono state accolte dentro il Co-Housing del progetto Ortis 2.0, realizzato dall’associazione Un Nuovo Giorno.
Per l’occasione, è intervenuto l’autore del romanzo Fiori mai nati Giankarim De Caro. Lo scrittore, originario del quartiere Borgo Vecchio, racconta la storia della famiglia Calamone, gente “miserabile, arrogante, cattiva” con un un romanzo in cui le vicende del protagonista Piero si legano a quelle dei suoi familiari. Sullo sfondo viene resa la Palermo buia e decadente degli anni ’70, devastata prima dalle bombe americane e poi dall’abusivismo edilizio di stampo mafioso. È possibile scegliere di cambiare il proprio destino? De Caro non dà risposte, ma offre gli strumenti per confrontarsi sull’argomento.
L’iniziativa, realizzata dall’associazione Un Nuovo Giorno, è avvenuta nell’ambito del “Festival dell’illustrazione e della lettura per l’infanzia” Illustramente che coinvolge oltre a Palermo, Roma, Trapani, Messina e Catania. Inoltre, il laboratorio si inserisce dentro il progetto Odisseo, comunità educante.
Dopo la lettura di alcuni passi del libro si è aperto un confronto con le persone del circuito penale.
“Oggi rispetto agli anni ’70 il carcere è molto diverso – dice Antonino, in misura alternativa -. Sono stati fatti tanti passi avanti ma ancora se ne devono fare tanti altri”. “Sicuramente, oggi in carcere l’approccio è meno punitivo e più educativo – continua Angelo, anche lui in misura alternativa -. Il problema maggiore è la mancanza del reinserimento lavorativo perché, una volta che esci dal carcere, rischi di rimanere solo e senza un lavoro. Bisognerebbe che lo Stato lavorasse per garantire alle persone ex detenute una seconda possibilità di vita”.
“In carcere, per qualsiasi bisogno devi aspettare perché i tempi sono sempre molto lunghi – racconta pure Nicola che vive nel Co-Housing e si occupa dell’orto sociale -, Il cambiamento vero dell’organizzazione del carcere può avvenire solo dallo Stato. Da quando vivo in Housing la mia vita è completamente cambiata in meglio. C’è chi crede in me e cerco di darmi molto da fare”.
“Provengo da un quartiere popolare e sono diventato uno scrittore per caso – dice Giankarim De Caro -. Nella mia giovinezza ho vissuto e toccato con mano i diversi problemi del Borgo Vecchio. Oggi è stata una bella giornata perché ho incontrato delle persone che stanno facendo un percorso di vita diversa. Da loro ho imparato tantissimo. Dal confronto è emerso, soprattutto, il loro forte desiderio di reinserirsi in società con un lavoro che garantisca una vita dignitosa. Lo Stato deve impegnarsi per riconoscere alle persone detenute una seconda possibilità di vita”.
“Crediamo che la promozione della lettura possa contribuire in modo significativo al percorso di crescita e di autonomia dei nostri ospiti – afferma Antonella Macaluso presidente di Un Nuovo Giorno -, molti dei quali sono impegnati in attività di reinserimento sociale e lavorativo. C’è anche chi non avendo avuto la possibilità di studiare, viene aiutato ad iniziare un percorso di apprendimento di base. E’, sicuramente, anche un’opportunità preziosa per arricchire l’offerta formativa e culturale all’interno del nostro progetto di Co-Housing che vuole favorire l’inclusione sociale delle persone detenute. A volte con loro leggiamo pure i giornali. La cultura li stimola a riflettere dando una maggiore apertura mentale che li aiuta a vivere meglio il quotidiano”.
(Comunicato stampa – Un Nuovo Giorno – 19/11/2024)